Depistaggi Eni, le testimonianze. Pietro Arama accusa: “Verdini mi diceva chi accusare”. L’azienda: “Attacchi da pregiudicati”.
ROMA – Depistaggi Eni, le testimonianze. Le indagini non si fermano e iniziano a venire fuori le prime audizioni della Procura di Milano fatte subito dopo una serie di perquisizioni. “Denis Verdini – ha detto ai magistrati Pietro Arama – mi scrive le dichiarazioni che avrei dovuto rendere nel processo a suo carico a Messina per finanziamenti illeciti“.
Inchiesta che vede al centro il numero uno dell’Eni, Claudio Descalzi. Le dichiarazioni sono al vaglio degli magistrati e nelle prossime settimane saranno ascoltate anche altre persone sulla vicenda.
Le accuse di Amara
Nell’interrogatorio davanti al magistrato Arama ha detto di essere stato guidato da Verdini nelle dichiarazioni: “Qualora avessi parlato – ha sottolineato l’avvocato – avrei dovuto dire che Vella e Mantovani volevano salvare Descalzi ed erano i reali ispiratori della manovra“.
Dichiarazioni che hanno portato i pm a far venire alla luce “elementi gravi e concreti che consentono di ritenere che un gruppo di persone unite tra loro da stretti legami personale e/o di affari, tra cui dirigenti e avvocati interni ed esterni della società Eni abbia dato vita ad una associazione a delinquere per intralciare l’attività giudiziaria, depistare e delegittimare, attraverso false denunce e la costruzione ad hoc di un complotto sorretto da missive anonime e documenti falsi […]“.
L’azienda si difende: “Accuse arrivate da pregiudicati”
“Accuse arrivate da pregiudicati“, è questa la difesa di Eni che sottolinea di essere “la parte lesa” in questa vicenda. “Siamo certi – si precisa nel comunicato riportato da Repubblica – che gli accertamenti della magistratura consentiranno di chiarire ulteriormente l’estraneità della società e degli attuali manager interessati dal provvedimento alle ipotesi investigative“.
Le indagini vanno avanti e nelle prossime settimane ci potrebbero ulteriori interrogatori per cercare di ricostruire meglio la vicenda.
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